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L’unità di tutta l’umanità, sotto lo stesso cielo, è forse un’utopia, un sogno illusorio? Se questa speranza fosse affidata soltanto alle forze dell’uomo, ai suoi mezzi, per quanto sofisticati, con tutta probabilità sarebbe destinata a rimanere un’illusione. Ma la speranza cristiana non fa conto sull’efficacia delle conquiste umane, o per lo meno non soltanto né primariamente su di esse.

Il cristiano affida con fiducia questo sogno alla promessa di Dio, il quale si è manifestato nell’uomo Gesù di Nazaret proprio per essere salvezza di tutto l’umano. La celebrazione dell’epifania di Gesù, come «Dio in mezzo a noi», affida ai credenti la missione di collaborare a costruire pace e unità, ma sa che la pienezza, il compimento, dipende solo da lui.

Il vangelo, nel racconto dei magi venuti dall’Oriente per incontrare il Bambino nato a Betlemme, mette in scena la grande contraddizione in cui vive l’umanità: mentre i vicini lo rifiutano, i lontani lo cercano per adorarlo. È un annuncio che conserva anche per noi, che ci dichiariamo cristiani, tutta la sua forza di provocazione e di sfida per la nostra fede.

La prima lettura propone un’immagine profetica: un fascio di luce esce da Gerusalemme (simbolo della Chiesa), luce capace di attrarre a sé un fiume di popoli, chiaro invito a questa “città di Dio” perché si rivesta di luce che rischiara le tenebre che spesso offuscano la nostra terra. La missione affidata ai credenti in Cristo di essere «sale e luce» per il mondo è richiamata anche dalla seconda lettura: il Vangelo, la buona notizia che Dio ci è vicino in Gesù, è una opportunità offerta a tutti, tutti possono partecipare alla stessa eredità. La Chiesa cristiana è per sua essenza missionaria!

Battesimo del Signore

Gesù viene proclamato “Figlio prediletto” e in questa “rivelazione” si manifesta anche il senso del nostro personale battesimo: siamo stati resi figli nel Figlio, figli amati di un amore irreversibile e unico.

Nella consapevolezza di noi cristiani d’oggi è paradossale proprio il fatto di non avvertire la grandezza e le esigenze della scelta battesimale, di non riuscire a riscoprire la centralità di questo momento decisivo per la nostra esistenza. Abbiamo bisogno urgente di una nuova presa di coscienza, abbiamo bisogno di ripercorrere vie comunitarie e personali che ci portino all’esperienza di «vivere il proprio battesimo» nella quotidianità.

La narrazione del vangelo ci mette di fronte al battesimo di Gesù nel fiume Giordano: nelle diverse scene del racconto sono tracciate in sintesi le linee della vocazione e della missione di Gesù. Investito dal dono dello Spirito, egli affronterà la sua vita come “profeta” in parole e opere, nella condivisione della sofferenza umana fino al dono di sé e alla vittoria finale nella risurrezione.

Ascolto della parola di Dio e ricerca di Dio e della sua salvezza sono al centro anche della prima lettura: non si tratta di un cammino facile, occorre superare le prospettive troppo chiuse che ci limitano l’orizzonte per entrare invece nell’orizzonte di Dio e comprendere l’imprevedibile novità del suo modo di guidare la storia.

Il battesimo ci è richiamato anche dalla seconda lettura, attraverso i temi dello Spirito, dell’acqua e del sangue, elementi decisivi della simbolica sacramentale di cui è intessuta la vita delle comunità cristiane.

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