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Giovedì Santo

In sua memoria

 Fare memoria di Gesù è il compito essenziale dei cristiani; il ricordo per essere vero secondo gli insegnamenti del Maestro non può essere soltanto un salto all’indietro, nel passato raggiungibile solo con il ricordo. Per Gesù la memoria va fatta in maniera concreta, attraverso gesti compiuti nell’oggi, con segni che dicano fedeltà alla memoria ma anche contemporaneità, inserimento nella vita e nella storia dell’oggi.

 L’abusato verbo fare è assunto da Gesù per dare concretezza e alla vita cristiana e alla sua memoria. Non sono le dottrine, i sistemi di idee, le fabbriche dei pensieri dunque che fanno della fede cristiana un evento di salvezza. Al contrario è il fare concreto, il calare le scelte fatte da Gesù nella vita oggi, il tentare di agire come lui questo fa della fede cristiana il luogo dell’incontro con la misericordia di Dio che salva.

 Da secolo ormai la Chiesa vive e trasmette i gesti e le parole di Gesù: prende il pane e il vino, dice la benedizione e spezza il pane con gli altri, come Lui ha spezzato la vita per noi. In questo segno semplice e familiare cogliamo di domenica in domenica la presenza del Signore in mezzo a noi, impariamo a vivere il vangelo, e accettiamo la forza che ci viene dal sentirci amati da Dio.

 Di domenica in domenica siamo chiamati a dare corpo a questa memoria eucaristica, siamo chiamati a mettere il grembiule e a servire, a cogliere nella gratuità l’essenza dell’amore. Non è facile a nessuno; non fu facile neanche per Gesù vivere donandosi totalmente e serva riserve, come un pane spezzato e donato. Il ripetere quei suoi gesti, riproporli con insistenza, celebrarli ogni domenica conserva viva questa memoria e coinvolge, impegna a questo progetto di vita, e ciò avviene, almeno per la santità di qualcuno di questa nostra chiesa. Consola il pensiero che almeno qualcuno riesca ad entrare in questo progetto, a viverlo con disponibilità e gioia. La chiesa è questa comunione in cui il miracolo dell’amore si concentra e si condensa in qualche esperienza che dà ragione a tutti di sperare e di camminare. Per questo continuiamo a dare a questa memoria settimanale forza e vigore, nell’attesa che la gratuità dell’amore coinvolga anche la nostra vita.

 Con l’Eucaristia celebrata nella domenica la chiesa sposta l’attenzione su Gesù, si incentra in ciò che è la sua ragione d’essere, obbedisce alla parola che la rende ricca di vita; così vince ogni forma di autoreferenzialità per riferirsi a Colui che la fa essere, che la ama e la fa esistere.

“Fate questo in memoria di me”. Alla scuola dell’amore e della vita vogliamo condividere questo giorno santo perché la Pasqua si immoli e i rinnovi. Finché capiremo, finché giungeremo a fare nostro il vivere di Cristo, finché giungerà la fine. L’Eucaristia, che è la pietra preziosa da cercare e il tesoro nascosto da trovare, educa a non arrendersi alla mediocrità. Ecco perché tutti i santi, così affamati di eucaristia, hanno amato la vita e si sono innamorati dell’impossibile.


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