Seconda dopo Natale

 

L'Incarnazione di Gesù ci mette di fronte al mistero dell'amore di Dio che pianta la sua tenda in mezzo al cuore di noi uomini, e lì rimane piantata perché Egli intende dare un mutamento profondo alla storia e alla vita, a tutta la vicenda umana.
Ponendo la sua tenda in mezzo all'umanità, il Verbo di Dio ha reso questa casa terrena più aperta, più buona; ha reso la nostra storia orientata alla vita, alla ricreazione di un mondo nuovo che ora può essere sognato anche dagli uomini oltre che da Dio.
I segni di questo nuovo orientamento per il vangelo di Giovanni sono almeno due. La luce vince, invade le tenebre: d'ora in poi niente potrà oscurare la presenza di Ido nel mondo, anche il dolore più acuto, anche la tragedia più immane, niente potrà oscurare l'amore solidale di Dio per l'umanità. La Luce viene a rischiarare le nostre tenebre. E ciò avviene nella piccolezza; la tenda di Dio nel mondo e la tenerezza e la misericordia, è l'amore e l'accoglienza. Luci piccole, che non si impongono, che non abbagliano, ma luci durevoli, faro nella traversata spesso in mare pericoloso per noi uomini.
La luce, è il secondo segno sottolineato da Giovanni, non si impone con una forza obbligante ma si propone con l'evidenza del suo esserci. Ed è in questa luce che siamo chiamati ha ritrovare le nostre origini, il luogo che riempie di nostalgia il nostro cuore e che ci fa cercare senza sosta la pienezza della vita.
Il Verbo di Dio risponde a questo nostro bisogno non facendosi idea, teoria, pensiero, ma facendosi carne, facendosi solidarietà, facendosi compagno di viaggio.
A chi vorrà accoglierlo Lui si farà vicino e accompagnerà i suoi passi con una presenza discreta, che non evita il rischio della ricerca e la fatica di sbagliare, ma da la forza di continuare. A chi vorrà accoglierlo Lui darà sempre la certezza che Dio lo vuole bene, accada quel che accada; che la speranza ha l'ultima parola sempre, che l'amore vince, anche quando tutto sembra dire e evidenziare il contrario.
La luce è venuta e poco a poco le tenebre sono vince, la notte passa e l'amore di Dio resta.
L'annuncio del Natale resta anche per noi annuncio di speranza: è possibile essere rigenerati e ripartire dalla sua grazia; è possibile riceve da Cristo, parola fatta carne, sapienza del Padre, la rivelazione della possibilità di essere abitati dalla grazia.
Abitanti di un mondo creato con sapienza, scopriamo noi stessi la possibilità di divenire dimora della sua sapienza, di essere abitati dalla grazia, di divenire figli di Dio, anche se, scrive Giovanni nella sua Prima Lettera, “ciò che saremo non è stato ancora rivelato, sappiamo, comunque, che quando Cristo si sarà manifestato saremo simili a lui”(cf. 1Gv 3,2).
Il Gesù che nasce i discepoli vedono la loro nascita perché nel Figlio di Dio diventano anch'essi figli adottivi. Questa loro condizione è anche un dono che attende di essere realizzato in pienezza, un dono che apre un cammino di crescita che dura tutta la vita sino al raggiungimento della piena maturità di Cristo (cf. Ef 4,13).

 PREGHIERA

Nel mistero adorabile del Natale,
egli, Verbo invisibile,
apparve visibilmente nella nostra carne,
per assumere in sé tutto il creato
e sollevarlo dalla sua caduta.
(Prefazio di Natale II)

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