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Simbolo degli Apostoli

lo credo

1. in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra

2. e in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore,

3. il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine,

4. patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto;

5. discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte;

6. sali al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente:

7. di là verrà a giudicare i vivi e i morti.

8. Credo nello Spirito Santo,

9. la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi,

10. la remissione dei peccati,

11. la risurrezione della carne,

12. la vita eterna. Amen.

La fede della chiesa su Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo

Quale Cristo pensiamo quando professiamo la fede? Il Cristo lontano di una storia passata, il Cristo della nostra fede di bambini, delle nostre paure? Il Cristo dei filosofi o dei teologi, quello delle belle immaginette languide e didascaliche, il Cristo benpensante e moralista che riduce la sua essenza nell'insegnarci a fare i buoni...! Quale Cristo amiamo? Questa la domanda seria per noi cristiani; dobbiamo pensare ed amare il Cristo che confessiamo nel Credo.

Con questa seconda proclamazione la nostra fede si apre, in un primo tempo, alla contemplazione di Gesù Cristo, confessato come Figlio di Dio e Signore nostro, quindi in relazione a Dio (Figlio) e in relazione a noi uomini, a noi chiesa (Signore). Il Simbolo della fede ci fa inoltre far memoria degli eventi storici principali che hanno scandito lo svolgersi storico della vita di Gesù e della nostra salvezza dalla sua nascita fino all'ascensione al cielo, con uno sguardo lanciato verso il futuro ultimo e compiuto: di là verrà a giudicare.

Il Figlio di Dio e il Gesù proclamato Signore è la stessa persona, è la stessa identità, sostanziale e radicale: questa unità è l'essenza stessa della fede cristiana.

Confessiamo Gesu’ che é Il Cristo, il Figlio, il Signore

Confessiamo che quell'uomo dal nome Gesù, nome benedetto che sintetizza la sua missione in mezzo a noi (significa Jahvè salva', quell'uomo Gesù è il Cristo, cioè il Messia atteso, l'Unto/consacrato di Spirito, il Promesso da Dio ad Israele perché realizzi il suo progetto di salvezza; il Messia ricolmo di Spirito Santo che dà la vista a ciechi, la parola ai muti, il cammino agli zoppi e ai paralitici. Tutto ciò Gesù ha compiuto nella sua vita, mostrandoci con la sua passione, morte e resurrezione l'amore immenso di Dio per noi; di questo Dio Gesù ci ha rivelato il suo volto di Padre tenero, invocato familiarmente come Abba; un padre che attende e cerca i figli smarriti per ricondurli a casa.

Confessiamo significativa per la nostra fede e per la nostra vita i momenti fondamentali della storia di Gesù, che costituiscono i passaggi essenziali In cui è contenuta la storia della nostra salvezza e attraverso i quali essa è defluita per noi e su di noi: nacque, patì, fu crocifisso, morì, fu sepolto.

Se da un lato sono questi i tempi di ogni storia, di ogni vita umana, che inizia col nascere e si conclude nel sepolcro col morire, se questa storia accomuna Gesù alla sorte di tutti gli uomini, ciò che rende questa vita 'speciale' è la sua origine da Dio, dallo Spirito energia che sottrae Gesù alla volontà umana. la sua nascita è opera dello Spirito, cioè è di origine divina, e nello stesso tempo è frutto della disponibilità umana; Maria, che confessiamo 'vergine', collabora con la grazia di Dio, è la donna che si lascia trasfigurare dall'opera dello Spirito, immagine della nuova creatura, della nuova creazione che inizia nella collaborazione di Dio con l'uomo; Maria diventa il luogo umano in cui Dio diventa trova la sua concretezza storica.

Per la sua incarnazione Gesù nacque, inizia nella storia e nel tempo la sua avventura di Figlio di Dio nato/fatto uomo; egli patì ,fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi.

Gesù Cristo, che è l'oggetto della nostra fede, non è una idea astratta; Egli è un uomo che ha vissuto in un contesto concreto, che è morto dopo aver condotto la propria esistenza nell'evoluzione della storia.

"Patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto"; siamo giunti nel cuore del mistero cristiano. Il linguaggio scarno si fa essenziale e gli eventi vengono puntigliosamente incardinati nella storia con il riferimento a Ponzio Pilato. Il mistero della morte di Gesù è collocato con precisione dentro la storia dell'umanità; il nome di Ponzio Pilato non è qui ricordato per altro motivo se non per sottolineare la storicità di questi eventi. Professando la nostra fede non vogliamo condannare né criticare nessuno, non vogliamo lanciare sassi a nessuno, perché anche noi ci riconosciamo peccatori tanto quando i contemporanei di Gesù che lo hanno calunniato e ne hanno voluto la condanna a morte. Facendo il nome di Pilato' esprimiamo con forza la fede che l'incarnazione e gli altri fatti riguardanti Gesù hanno avuto posto concreto nella storia dell'umanità. la nostra fede non è una raccolta di idee belle, sante e sapienti; la fede della Chiesa è basata su fatti avvenuti in un preciso momento della storia e in luogo del nostro pianeta: il tempo e il luogo precisi sono definiti dal nome dell'uomo che fu il governatore della Giudea dal 26 al 36 della nostra epoca.

Quattro sono gli elementi che scandiscono il mistero della vita di Gesù: crocifissione, morte, sepoltura, risurrezione. La croce e la morte di Gesù hanno costituito sempre un motivo di difficoltà e di scandalo per gli uomini, soprattutto per i non credenti; la croce è definita in due modi "scandalo, stoltezza" e "potenza e sapienza di Dio". Sono due letture contrapposte e inconciliabili tra loro; due letture che ci testimoniano come l'umanità, proprio dalla croce, è stata spaccata in due: i credenti, che al di là della crudezza e insensatezza della croce, sanno cogliere l'azione potente di Dio; e i non credenti, che non sanno andar al di là di ciò che la croce denuncia.

La sepoltura di Gesù dice due cose: 1. la morte di Gesù non fu una morte apparente; 2. Gesù assaporò fino in fondo il dramma del peccato che ha travolto l'uomo, toglie n dogli ogni dignità, e che ha avuto come prima conseguenza proprio la morte; il sepolcro è il luogo incontrastato della morte, dove l'uomo esperimenta, tocca con mano la perdita di ogni speranza. Ma questo sepolcro dice . anche che Gesù ha voluto condividere fino in fondo la triste sorte dell'uomo, mostrandosi in tal modo pienamente solidale con lui. E proprio in questo luogo di disperazione Gesù ha manifestato la sua vera natura di Emmanuele, il Dio con noi; un Dio che ha rincorso l'uomo fino nel sepolcro. Era necessario, infatti, che Gesù assumesse su di sé l'intera esperienza umana, dalla gioia del concepimento alla disperazione drammatica del sepolcro, perché l'uomo venisse riscattato e redento nella totalità del suo essere di uomo decaduto, offeso e violato dalla morte.

La grandezza di Gesù, della sua predicazione e della sua opera è stata riscattata e recuperata dalla risurrezione. la risurrezione ha rivelato e pienamente confermato la sua figliolanza divina e, quindi, la sua divinità; soltanto nella risurrezione la sua parola si è svelata a noi come parola di Dio e noi abbiamo compreso che il Gesù che passò in un determinato tempo della storia in mezzo alla sua gente, fu in realtà Dio stesso che venne e camminò in mezzo agli uomini e li ha interpellati e ancora li interpella con la sua Parola, indicando in essa la via certa da seguire per raggiungere il Padre. Solo nella risurrezione la sua parola ha acquisito la dimensione stessa di Dio.

Nessuno è stato testimone oculare dell'avvenimento stesso della Risurrezione e nessun evangelista lo descrive; avvenimento storico constatabile attraverso il segno del sepolcro vuoto e la realtà degli incontri degli apostoli con Cristo risorto, la Risurrezione resta, in ciò in cui trascende e supera la storia, il cuore del Mistero della fede. Per questo motivo Cristo risorto non si manifesta al mondo, ma ai suoi discepoli (Gv 14,22) "a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme", i quali "ora sono i suoi testimoni davanti al popolo" (At 13,31).

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