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Il Simbolo della fede

Come il giorno del nostro Battesimo, quando tutta la nostra vita è stata affidata “alla regola dell'insegnamento" (Rm 6,17), ogni domenica proclamino il Simbolo della nostra fede; essa dà la vita.

Recitare con fede il Credo significa entrare in comunione con Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, ed anche con tutta la Chiesa che ci trasmette la fede e nel seno della quale noi crediamo.

Nel corso dei secoli si sono avute numerose professioni o simboli della fede, in risposta ai bisogni delle diverse epoche: nessuno dei Simboli delle diverse tappe della vita della Chiesa può essere considerato sorpassato ed inutile. Fra tutti i Simboli della fede, due occupano un posto specialissimo:

* IL SIMBOLO DEGLI APOSTOLI, così chiamato perché è ritenuto il riassunto fedele della fede degli Apostoli; è l'antico Simbolo battesimale della Chiesa di Roma:

* IL SIMBOLO NICENO-COSTANTINOPOLITANO; questo trae la sua grande autorità dal fatto di essere frutto dei primi due Concili Ecumenici (325 e 381); è tuttora comune a tutte le grandi Chiese dell'Oriente e dell'Occidente; è il Simbolo che recitiamo durante la celebrazione della Messa.

La prima professione di fede si fa al momento del Battesimo; questo Sacramento, che ci rigenera alla vita di Dio e che ci fa suoi figli, ci viene dato "Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo"; nel Battesimo dei bambini i genitori ed i padrini del battezzando sono invitati ad esprimere la fede con un Simbolo interrogativo, che viene ripreso nella Confermazione; questa volta sono i Cresimandi a fare la loro professione di fede.

Per le nostre catechesi si soffermeremo sul Simbolo degli Apostoli.

SIMBOLO DEGLI APOSTOLI

lo credo

l. in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della ter.ra

2. e in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore,

3. il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine,

4. patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto;

5. discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte;

6. salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente:

7. di là verrà a giudicare i vivi e i morti.

8. Credo nello Spirito Santo,

9. la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi,

10. la remissione dei peccati,

11. la risurrezione della carne,

12.1a vita eterna. Amen.

Chi dice: lo CREDO, dice: io aderisco a ciò che noi crediamo; la comunione nella fede richiede un linguaggio comune della fede, normativo per tutti e che unisca nella medesima confessione di fede; è quindi il nostro io, la nostra persona, in ogni sua dimensione che crede. Come dire che la fede ci investe nella nostra totalità, qui, nel nostro oggi, nella nostra quotidianità. È una fede esigente, che non si accontenta di qualche gesto ripetitivo, di qualche preghiera, dell'osservanza dei comandamenti, ma interpella soprattutto il nostro cuore e la nostra mente e si colloca alla radice ultima del nostro essere persone. Il credere quindi esprime il cammino della nostra vita, orientata a Dio e pronta a soddisfare le sue esigenze, rivelateci in Cristo. Credere significa dare il cuore, rimetterlo incondizionatamente nelle mani di un Altro; credere vuoi dire consegna, abbandono, fiducia, garanzia, sicurezza. S. Agostino sottolineava tre sfumature del credere: credere che Dio esiste (credere Deum), credere a Dio che si rivela e mi parla con la sua parola (credere Deo); il credere che esprime lo slancio dell'adesione totale, libera e definitiva di se stessi verso Dio (credere in Deum).

Credo in Dio

Il primo atto di fede viene riposto quindi nel principio assoluto Dio; come la Bibbia si apre con l'affermazione di fede: "In principio Dio creò il cielo e fa terra", così per il credente Dio viene posto al principio del proprio atto di fede, al principio della propria vita. Questo ci riporta ad Es 20,1-5 in cui Dio, dopo aver affermato la sua unicità esclusiva nei confronti di Israele ("lo sono il Signore tuo Dio"), avanza la pretesa di un'esclusività assoluta ("non avrai altri dei di fronte a me"), perché "lo, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso ... ".

Questa pretesa divina di unicità esclusiva ed assoluta incide fortemente nella nostra vita e nelle nostre scelte quotidiane, perché ci chiede che esse vengano compiute all'interno delle esigenze di Dio e non contro di Lui o in sua alternativa.

Padre Onnipotente, creatore del cielo e della terra

Il nostro primo atto di fede viene riposto nella persona del Padre, per come ci è stato presentato da Gesù ma ancor prima, perché in tal modo Lui si è presentato a noi; il suo agire è l'agire proprio di un padre. La funzione primaria del padre è quella del generare, del trasmettere la vita e di saperla poi mantenere fino alla sua piena autosufficienza, inserendo in essa un codice suo proprio che la conduce al suo pieno compimento.

Tutte le religioni invocano Dio come padre, da lui tutto viene, lui tutto governa; anche l'Antico Testamento parla di un Dio come padre: Dio si manifesta padre di Israele perché si è scelto un popolo; Egli è il Dio dei padri, di Abramo, lsacco, Giacobbe. Nella Bibbia la fede in Dio Padre è fondata sull'idea di alleanza; in prospettiva futura questa paternità assicura la speranza di non essere abbandonati e questo perché Jahvè è il Dio della storia, non è solo l'origine e la causa di tutto.

Il termine Padre riferito a Dio trova nel Nuovo Testamento il suo significato più alto. Ormai Padre designa Dio stesso: Dio è il Padre e il Signore di tutto. Gesù annuncia questa signoria, il Regno che viene offerto agli uomini disposti ad accettarlo; Dio Padre e Signore è così misericordioso che chiede all'uomo solamente di riconoscere questo, di cambiare strada e andare verso di lui (parabola del figliol prodigo).

Solo attraverso Gesù noi capiamo la paternità di Dio: "nessuno conosce il Padre se non il figlio e colui al quale il figlio lo voglia rivelare" (Mt. 11, 27). Soprattutto nel vangelo di Giovanni troviamo sottolineato che Gesù ci svela il Padre poiché è mandato dal Padre; così chi vede(= crede in) lui vede il Padre" (14,7-10). La familiarità del rapporto tra il Figlio e il Padre viene espressa nel Nuovo Testamento dall'inaudito uso del vocabolo aramaico Abbà (Mc 14, 36; Rm 8, 14; Gal 4, 6).

Ma questo Dio così familiare resta pur sempre il Signore onnipotente, creatore e giudice. Questa paternità è un dono, non dipende dal merito degli uomini; Dio fa questo dono a tutti e Gesù, nella sua predicazione, ce ne mostra le caratteristiche:

1. Dio è padre di tutti gli uomini e fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi e fa piovere sui giusti e

sugli ingiusti (Mt. 5, 45);

2. Dio si prende cura di tutti, anche dell'uccello del cielo e dell'erba del campo (Mt. 6, 26-32), dei

passeri dell'aria (Mt. 10, 29);

3. Dio è così vicino agli uomini che tutti lo possono chiamare Abbà.

È poi significativo notare come nelle lettere paoline i termini Dio e Padre sono spesso congiunti tanto che per Paolo Padre è oramai un nome proprio: Dio è il Padre di Gesù Cristo. Un Padre, quindi, da cui tutto ha tratto la sua origine e in Lui tutto mantiene la sua sussistenza e che noi professiamo Onnipotente.

Questo attributo è la traduzione del termine greco pantocrator, composto da due parole: panto, che significa tutto, e krateo, che significa dominare, regnare, signoreggiare. Quindi l'onnipotenza del Padre proclama non tanto un potere assoluto ed arbitrario, che sfocia in tirannia, quanto la sua Signoria universale, che si è manifestata pienamente nel Cristo risorto e che le prime comunità credenti, a ragione, definirono Signore, poiché in lui è stata riversata tutta I'Onnipotenza, la Signoria del Padre.