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Oggi siamo convocati attorno alla croce del Signore. Contempliamo il Cristo crocifisso e, in silenzio davanti a lui, ci lasciamo interrogare dalla sua croce, dalla sua morte.

Sulla croce contempliamo l’amore di Dio e la sua misericordia, riconosciamo e confessiamo i nostri peccati, chiediamo perdono, ci impegniamo a non tradire Gesù nel momento della prova. Entriamo così nel mistero del venerdì santo, mistero di morte e di risurrezione, accogliendo che proprio attraverso la croce Dio si consegna a noi e ci salva.

Nello spalancare le braccia in segno di amore per tutti gli uomini, il Signore Gesù prepara già la sua resurrezione perché nell’amore donato c’è sempre vita, perchè il suo amore vince la morte. Per questo ci stringiamo alla croce di Gesù, la adoriamo mentre si svela davanti ai nostri occhi e più ancora davanti al nostro cuore.

Non è facile accogliere questa rivelazione, non è facile accogliere la strada segnata dalla croce; eppure il Signore ci chiama a farci suoi discepoli proprio per questa strada, proprio facendoci carico della nostra croce, quella proprio che rifiutiamo o che non vogliamo abbracciare.

Ai piedi della croce ci scopriamo destinatari di questo amore tanto smisurato da essere sconvolgente; ai piedi della croce riceviamo il dono che Cristo ci fa della sua vita, ci lasciamo bagnare dall’acqua e dal sangue che scendono dal suo costato aperto, ci lasciamo rigenerare dal Battesimo e dall’Eucaristia.

La debolezza e la fragilità del Dio manifestatoci sulla croce non ci fa più paura perchè scopriamo che più forte di ogni cosa è l’amore, l’amore di Dio per noi. Davanti al costato aperto dalla lancia del centurione nessuno potrà più parlare di un Dio lontano, di un Dio assente o distante. Nel Cristo, infatti, Egli si rivela come il Dio trafitto per amore, Colui che fa scendere sulla nostra terra l’acqua e il sangue che rigenerano a vita nuova. È un Dio che ha accettato di svuotarsi, di offrirsi totalmente per salvare, per strapparci al potere del male. È un Dio che non ha pensato a salvare se stesso, ma ha accettato di perdersi per salvare l’umanità.

E il primo frutto del nuovo albero della vita è la vita stessa, che genera risurrezione e speranza in ogni cuore.