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«Venire alla luce» significa nascere perché noi identifichiamo la vita con la luce e poi anche la morte con le tenebre. Così luce e tenebre dicono simbolicamente la nostra condizione umana nelle sue contraddizioni. In queste contraddizioni ci conduce oggi la Parola di Dio, perché le attraversiamo, perché ci lasciamo liberare dalle tenebre e lasciamo che la luce brilli ancora nei nostri cuori.

Gesù incontra per strada un uomo nato cieco, ai margini della considerazione sociale e religiosa: è il simbolo della condizione di peccato in cui si trova l’uomo non ancora «illuminato» da Cristo. Solo l’incontro con Cristo e l’obbedienza alla sua Parola toglie il velo dagli occhi, riabilita l’uomo, lo restituisce alla sua piena dignità, gli permette di cogliere lo splendore delle cose e il sapore nuovo della vita.

Il passaggio dalle tenebre alla luce comincia dal «lavarsi», comincia dal battesimo; aderire a Cristo-Luce è acquisire la capacità di vedere la realtà di Dio, il mistero dell’uomo e della storia con occhi nuovi; è acquisire una mentalità di fede, assumendo come criterio di valutazione e di scelta la logica del vangelo.

Il battezzato entra nella zona luminosa di Cristo-Luce che lo porta «a vedere la storia come Lui, a giudicare la vita come Lui, a scegliere e ad amare come Lui, a sperare come insegna Lui, a vivere in Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo» (Il rinnovamento della catechesi, 38; cf Catechesi tradendae, 20).

Ma questo incontro con la luce non è mai totalmente compiuto; permangono sempre nella nostra vita zone d’ombra, di impermeabilità alla luce. Così lo spessore opaco della storia, gli avvenimenti drammatici in cui il cristiano è coinvolto, i miraggi del benessere possono ridurre lo splendore della luce, possono allontanare dalla sorgente della luce.

Tanto più che la fede porta allo scontro con lo spirito e la logica del mondo.

La Pasqua vuole renderci «audaci » nell’accogliere e nel testimoniare la Luce, proprio attraverso un venire continuo alla luce, un rinascere provocante alla vita dello Spirito, perché lasciandoci liberandoci dalle tenebre nasciamo a vita nuova.

Per passare alla luce bisogna riconoscere Gesù come guida verso la luce, per uscire dalla cecità si tratta di prostrarsi davanti a Lui che è l’unica via, Egli Colui che apre gli occhi della fede.

Gli occhi del cuore hanno sempre da ‘venire alla luce’; è un cammino continuo, un percorso non facile, un modo sempre nuovo di vedere e di vivere.

Che la luce di questa Pasqua possa veramente farci illuminati, così da vedere almeno le tracce di Dio e seguirlo nella via del suo Figlio amato.