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Domenica delle Palme

La Pasqua viene

A cominciare da ora, per tutta questa settimana in particolare, se voglio sapere chi sia Dio basta «inginocchiarsi ai piedi della croce» (K. Rahner).

La vita con le sue contraddizioni, con i suoi gesti spesso in opposizioni, è il terreno su cui tracciare la strada per essere in pienezza uomini che sanno stare con gli altri, che sanno costruire il futuro perché sanno amare. La vita con le sue contraddizioni è il luogo in cui sperimentiamo la forza paralizzante delle croci se non le cogliamo come opportunità che coinvolgono in un dono di amore più forte, più grande, più gratuito.

Davanti alla croce di Gesù posso così capire quale grande amore Dio riversa sulle sue creature, fino a che punto il Cristo è disposto ad amare: fino al dono della propria vita. La croce disegna un percorso di liberazione e di solidarietà, di rinnovamento e di verità. Perché allargare le proprie braccia per abbracciare, aprire il proprio cuore per accogliere, camminare sostenendo anche la fatica dei compagni di viaggio, liberare il cuore e la mente dal proprio io e dai propri falsi bisogni, tutto ciò è la croce ed è insieme il ‘bello’ della vita.

Lo ha fatto per primo Gesù. Il suo passare tra noi facendo del bene lo ha condotto dritto alla croce. Senza esitazione, seppure con indicibile sofferenza, egli ha portato la sua e la nostra croce, e vi è morto sopra. E le sue ultime parole sono vangelo di salvezza; sono parole di perdono e di fiducia incrollabile nell’amore del Padre. Contemplare il suo morire ‘standogli vicino’, come il ladrone pentito, è comprendere non solo che egli non ha fatto nulla di male ma che a lui ci si può affidare, a lui si può consegnare la propria vita. E la risposta non si fa attendere: ‘oggi sarai con me in paradiso’.

Per questo egli è venuto e per questo muore: per trasformare la croce in opportunità, la vita in paradiso. E questo solamente perchè ci ama.

Se il Figlio di Dio ha dato la propria vita per riscattare la nostra esistenza dal non-senso e dalla morte, allora significa che sono grandi il valore e la dignità di ogni persona, anche se debole, malata, senza lavoro, ferita negli affetti. Gesù ha proclamato ciò montando un asino, segno della quotidianità e non della forza e della potenza. I suoi gesti umili e semplici contengono la forza della vita e dell’amore che purifica ed attrae.

Si può ancora attendere che la pienezza della luce venga, che la forza della croce si manifesti, che quanto c’è ‘oltre’ si espliciti; se bisogna attendere è ai piedi della croce che bisogna sostare o davanti al sepolcro, dopo che il cuore ha accolto il corpo crocifisso del Signore per amorevolmente custodirlo. La Pasqua viene; dopo tre giorni di silenzio che non è angoscia ma attesa che il mistero si sveli per le vie che Dio vuole.